Capire il rischio per investire bene
Data pubblicazione: 28 gennaio 2025
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- E’ indispensabile riconoscere i rischi e anche misurarli in funzione del rendimento atteso
- La propensione al rischio finanziario dell’investitore fa la differenza
- Grazie alla corretta profilazione è possibile navigare i mercati in modo durevole e controllato
PERFORMANCE ANNUALIZZATE
RISCHIO (DEVIAZIONE STANDARD)
Fonte: elaborazioni su dati MoneyMate ultimi 20 anni
Chi acquista un’obbligazione si sente sicuro di ricevere gli interessi e la restituzione del capitale a scadenza. Tuttavia, se l’emittente fallisse, tutte queste certezze svanirebbero. Chi invece acquista azioni pensa che il valore crescerà nel tempo e, nel durante, incasserà i dividendi. Ma se l’azienda facesse scelte sbagliate e finisse con ritrovarsi in difficoltà economiche, le aspettative andrebbero deluse e, con esse, il valore dell’investimento. Sono due esempi tipici del rischio quando si compra, rispettivamente, un’obbligazione o un’azione.
I molteplici rischi nell’investimento finanziario
In realtà i rischi di un investimento finanziario sono molteplici ed è indispensabile essere consapevoli che rappresentano l’altra faccia del rendimento dell’investimento che cresce all’aumentare del rischio. Tra i differenti tipi di rischi i più comuni figurano: di mercato, di credito, operativo e sistemico.
Il rischio di mercato esprime la possibilità che il valore dell’investimento possa risultare inferiore a quello iniziale in seguito alle oscillazioni del mercato. Il rischio di credito, specifico per chi investe in obbligazioni, riguarda invece possibilità che il debitore non assolva nei termini prestabiliti ai suoi obblighi di rimborso del capitale o al pagamento degli interessi. Il rischio operativo, o rischio di controparte, fa riferimento alle istituzioni finanziarie che detengono gli investimenti dei clienti. Il rischio sistemico, infine, è riconducibile ad una instabilità finanziaria critica tale da compromettere il funzionamento del sistema finanziario nel suo complesso.
Come si misura il rischio
Occorre riconoscere i rischi ma anche misurarli. A questo proposito, esistono varie metodologie di misura del rischio negli investimenti finanziari: dalla varianza alla deviazione standard, dall’indice di Sharpe al Value at risk (Var), dal conditional value at risk (cVar) alla volatilità. Quest’ultima, che misura l’oscillazione dei prezzi nel tempo, è forse la più comune. Per esempio un titolo con alta volatilità è quello di un’azienda tecnologica o un titolo dei mercati emergenti mentre uno con volatilità molto bassa è un titolo di Stato con scadenza a breve termine.
La volatilità associata al rendimento fornisce un’informazione preziosa all’investitore a patto che possa restare investito il tempo necessario affinché l’investimento dia i rendimenti attesi. Infatti, è vero che storicamente investire in azioni ha offerto un rendimento maggiore rispetto alle obbligazioni, tuttavia nel breve termine può comportare perdite anche significative. Per esempio, chi avesse investito nel 2024 in azioni globali avrebbe ricavato un rendimento annuo del +26,6% in euro. Tra il 28 febbraio 2008 e il 28 febbraio 2009 l’investimento avrebbe invece prodotto una perdita annua del 36,8% in euro (fonte: elaborazioni su dati MSCI world index total return).
ESEMPI DI VOLATILITÀ
Fonte: elaborazioni MoneyMate su dati MSCI
La propensione al rischio
Tutto ruota intorno alla personale propensione al rischio finanziario: cioè la capacità di riuscire a tollerare variazioni significative del capitale investito nel breve termine per dare modo all’investimento di generare il rendimento atteso nel lungo termine.
La buona notizia è che grazie alla diversificazione è possibile ottimizzare l’investimento migliorando il rapporto rendimento/rischio. Occorre bilanciare opportunamente il portafoglio magari anche con diversi strati di investimenti, uno per ognuna delle esigenze specifiche: a breve, a medio e a lungo termine. Mantenendo le risorse liquide per le spese importanti programmate a breve (per esempio la permuta dell’auto o dell’arredamento di casa), impiegando una parte del capitale in investimenti per spese a medio termine (per esempio per pianificare gli studi dei figli) e una quota di risorse per il lungo termine (per esempio versando i contributi per un fondo pensione integrativo).
Un altro angolo di visione
La diversificazione da sola però non basta. E’ indispensabile comprendere quale sia la personale propensione al rischio, cosa molto complicata e quasi impossibile da risolvere con il fai da te. Agire da soli, infatti, espone ad altri rischi come quello della eccessiva confidenza o convinzione in una tendenza di mercato o in un’asset class oppure quello di acquistare e vendere unicamente in base all’emotività.
IL PERCORSO PER L’INVESTIMENTO
Fonte: Financialounge.com
E’ cruciale disporre di un altro angolo di visione del mercato che consenta scelte di investimento più consapevoli. In questo può aiutare il consulente finanziario di fiducia. Un professionista esperto di mercato che può delineare la corretta profilazione dell’investitore in funzione del massimo livello di rischio che sarà in grado di sopportare nel tempo. Un percorso decisivo per la creazione del portafoglio su misura dell’investitore che lo aiuterà a navigare i mercati in modo durevole e controllato.
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